Tropea e la Liberazione d’Italia
Il contributo dei partigiani tropeani per la Liberazione d’Italia dal nazifascismo, dal celebre attore Raf Vallone ai martiri Biagio Molina e Rocco Repice.
La città di Tropea vanta nella sua storia un significativo contributo alla causa della Resistenza e della Liberazione d’Italia dal nazifascismo. Pur se geograficamente lontana dalle regioni della lotta partigiana, alcuni suoi cittadini si sono distinti per coraggio e abnegazione in diverse aree del Nord Italia, anche a costo della propria vita.
Non tutti sanno che il celebre attore Raf Vallone partecipò attivamente alla Resistenza contraddistinguendosi in episodi avventurosi. L’armistizio dell’8 settembre del ’43 colse Vallone in servizio militare a Tortona. Subito entrò a far parte della Resistenza, grazie all’amicizia con Vincenzo Ciaffi (latinista e dirigente di “Giustizia e Libertà”). Nei mesi successivi, per incarico di Ciaffi, entrò in contatto con diversi nuclei partigiani, fra questi con la Brigate Garibaldi e col comunista Bernieri. Incarcerato a Como, Vallone è destinato alla deportazione in Germania, ma durante il trasferimento riuscì a fuggire, aiutato da un repubblichino, buttandosi nelle gelide acque del lago e sfuggendo alle raffiche delle SS.
Riuscito a tornare a Torino, continuerà nelle file azioniste nell’attività di propaganda contro i nazifascisti. Collaborando con i partigiani delle Langhe in compagnia di Davide Lajolo “Ulisse” nel capoluogo piemontese, comincerà, per decisione dello stesso Lajolo, a dirigere le pagine culturali dell’Unità, organo del PCI. Saranno proprio Vallone e Lajolo che faranno uscire a Torino l’edizione straordinaria de “L’Unità” con l’annuncio della vittoria sul nazifascismo.
In vista della festa nazionale del 25 Aprile, ogni anno a Tropea si rinnova il ricordo verso due tropeani martiri della Resistenza e della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo: Biagio Molina e Rocco Repice.
Biagio Molina, di Vincenzo, nato a Tropea il 21 aprile 1907 e residente a Bologna con la sua famiglia era un industriale chimico che, nel momento più buio della storia d’Italia, operò con competenza e forza tra le fila della lotta partigiana, ma fu denunciato e catturato insieme alla moglie e ai due figli piccoli. Cadde il 26 luglio 1944 insieme a nove compagni per rappresaglia in seguito alla decisione dei nazisti di uccidere dieci prigionieri per vendicare il loro caporal maggiore. Un’epigrafe posta a Pievequinta di Forlì, luogo dell’eccidio, rende tributo alla memoria di questi dieci uomini.
Rocco Repice, nato a Tropea il 27 settembre 1920, era un partigiano attivo nella Divisione “Giustizia e Libertà”. Prima dell’armistizio si trovava a Tolone, in Francia, con il grado di Sottotenente del 208° Reggimento di Fanteria ‘Taro’ della IV Armata. Da partigiano condusse con valore diverse azioni contro fascisti e nazisti fino a quando il 20 novembre 1944 fu denunciato da una delatrice e arrestato. Il 26 novembre cadde per rappresaglia assieme ad altri quattro detenuti. Furono le Brigate Nere fasciste che intendevano vendicarsi per l’uccisione di un maresciallo. Repice, come riportato dalle testimonianze prima di morire “gridava più volte verso il plotone di esecuzione di non voler essere ucciso da fratelli italiani ma dai tedeschi”. A ricordo della drammatica esecuzione, del sacrificio del giovane tropeano e dei suoi compagni, è stata posta un’epigrafe nel piazzale antistante la stazione ferroviaria di Cuneo.
È significativo riportare l’incipit dell’epigrafe dedicata alla memoria di Biagio Molina e degli altri nove martiri: “Qui, il 26 luglio 1944, al di sopra delle bandiere, delle razze, delle fedi, affratellati nella morte caddero perché la libertà, patrimonio degli uomini e dei popoli, illuminasse il volto rinnovato della patria.”
È proprio a partire dalla considerazione di questi sommi valori, rappresentati emblematicamente dal sacrificio di questi cittadini tropeani, che la città tirrenica tributa alla loro memoria gli onori dovuti, affinché la loro testimonianza possa essere un monito per tutti, soprattutto per le giovani generazioni. Ricordare che la libertà non è data una volta per tutte, ma nasce sempre dall’impegno costante a custodire e difendere la democrazia e i diritti fondamentali sanciti dalla nostra Costituzione.