Tropea, al Santa Chiara successo del convegno sul Mediterraneo islamico nel Medioevo
Le fonti arabe
Altrettanto affollata la platea, contingentata nel rispetto delle norme sanitarie, (molti gli interessati rimasti fuori per mancanza di posti). accorsa ad ascoltare le relazioni dei docenti. Bahaa Najem Mahmood, professore di lingua e letteratura italiana nell’ateneo iracheno – già capo del dipartimento di Italianistica della stessa Università, ed il suo collega e storico Layth Shakir Mahmood. invitati dal Club per l’Unesco cittadino, erano giunti a Tropea qualche giorno prima, dopo un anno di fitta corrispondenza diplomatica.
Il convegno
Ad aprire i lavori Emilio Minasi, cerimoniere dell’associazione culturale, e Giuseppe Maria Romano, Presidente Club per l’Unesco di Tropea (a lui il compito di ricordare come la serata fosse un evento fortemente voluto dal Club per l’Unesco di Tropea, che ogni anno organizza una giornata di studi dedicata a pagine della storia cittadina da approfondire e rivalutare). Dopo i saluti della Gualtieri, che ha auspicato l’avvio di una stagione di studi e ricerche congiunte, l’intervento dell’ambasciatore Pasquino ha offerto uno spaccato sulla società irachena antica e contemporanea di straordinaria attualità: ed indispensabile, in prospettiva, per dare concretezza alle iniziative che seguiranno questo primo incontro. Lo stesso diplomatico, a fine serata, ha voluto offrire un cocktail a chiusura dell’evento, aperto a pubblico e relatori.
Algeri: le fonti?
Tornando al convegno, i docenti iracheni hanno trattato la materia storica, filologica, urbanistica che un domani confluirà nella pubblicazione degli atti. Se il prof. Bahaa Najem Mahmood ha trattato modalità e temi dell’arrivo islamico in Calabria, dall’Iraq alla Sicilia, il prof. Layth Shakir ha svelato informazioni, dati, elementi di marineria e di storia antica. Interessanti, a tale proposito, le anticipazioni di carattere bibliografico, che vedono in Algeria, ed in particolare nell’ateneo della Capitale, la sede delle fonti presumibilmente più ricche di informazioni su Tropea. In sostanza, entrambi gli accademici sono stati concordi nell’affermare che la fortissima presenza bizantina abbia limitato la presenza islamica ad una supremazia e ad un controllo non tanto politico amministrativo, quanto militare e commerciale.
La presenza araba
La ricchezza delle testimonianze arabe presenti nella nostra lingua, nella toponomastica, nell’agricoltura fa ipotizzare una presenza araba fluida: non un emirato in senso stretto, per Tropea: ma una costante influenza commerciale, inframezzata da continue “incursioni” di controllo. Su questa presenza, e sull’importanza di tornare presto sulle ricerche in tal senso, ha insistito anche il Sindaco Giovanni Macrì, la cui amministrazione ha sostenuto concretamente l’evento, ospitando gli accademici per l’intera durata della loro permanenza. In chiusura, l’architetto Minasi ha riepilogato i suggerimenti, le informazioni, le proposte emerse nel corso dell’incontro, evidenziando con una serie di esempi concreti quanto la Calabria, e Tropea in particolare, sia davvero una terra si intreccino tutte le influenze, ad iniziare appunto da quella islamica, ancora tanto radicata in tutti gli ambiti del quotidiano.
Un appuntamento dunque che vuole essere, nelle intenzioni degli organizzatori, solo un primo passo verso una florida stagione di approfondimenti, su fonti che, grazie al supporto degli accademici iracheni e delle loro ricerche, potrebbero essere svelate, rafforzando così il processo di ricostruzione identitaria della città balneare.