I tipici “maccarruna” o “fileja”
filati abilmente e cotti nel sugo di cipolla con armoniosa disposizione dei sapori dalle esperte massaie tropeane
I maccheroni, in dialetto locale “maccarruna” o “fileja”, sono una pasta tipica di Tropea e dei suoi dintorni, ottenuta mescolando farina, acqua tiepida e un pizzico di sale. L’impasto ricavato è ridotto in pezzetti allungati a cordoncino, della lunghezza di 2-3 cm, ognuno dei quali viene posto al centro di una bacchetta, detta “rinaculu”, ottenuta dal fusto della pianta della Disa o Sarocchio, in dialetto “Gutamara”. I pezzetti a cordoncino vengono così “filati” arrotolandoli col “rinaculu” su una superficie asciutta e infarinata fino ad allungarli di circa 8 cm. Vengono poi disposti su dei larghi vassoi o tavole coperti da una tovaglia e messi in un luogo privo di umidità ad essiccare. Il sugo si prepara sobbollendo le cipolle, con l’aggiunta iniziale di pochissima acqua, finché si riducono ad una morbida e consistente crema a cui si unisce, quasi a fine cottura, olio evo, sale e, a piacere, un po’ di polvere di peperoncino piccante essiccato.
I maccheroni richiedono sette minuti circa di cottura e, appena scolati, vengono insaporiti in padella col sugo a cui si può aggiungere del parmigiano grattugiato. Per quattro persone le dosi per realizzare la pasta sono un kg di farina e mezzo litro d’acqua mentre il sugo richiede, oltre all’olio, al sale e al peperoncino, da dosare a proprio gusto, 2 kg di Cipolla Rossa di Tropea. La cottura, a fuoco lento, è molto lunga superando abbondantemente l’ora. L’intera preparazione, apparentemente semplice, è un rituale gastronomico delle massaie tropeane, che implica pazienza, abilità e buona esperienza per una disposizione armonica dei sapori.