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L’Universitas tropeana e il Sedile di Portercole

La Città Regia

Tropea godette dello status di Regio demanio fin dalla conquista del Mezzogiorno da parte dei Normanni di Roberto il Guiscardo avvenuta nell’XI sec. Questi concedette una serie di diritti e benefici alla Città, che fu resa immune da ogni imposta e mantenne la propria autonomia amministrativa. Nel corso dei secoli tali privilegi vennero confermati dai sovrani che si succedettero al potere, dagli Svevi fino ai Borbone, ciò soprattutto per premiare la fedeltà dimostrata dai tropeani nei confronti delle loro dinastie. La diretta dipendenza della Città dal re creò i presupposti affinché vi si stanziassero numerose famiglie del ceto nobiliare, che non volevano sottostare ad alcun feudatario, e allettati dalle vantaggiose condizioni fiscali.

L’Universitas

La vasta area sulla quale Tropea estendeva la sua giurisdizione rappresentava uno dei più importanti insiemi demaniali dell’Italia meridionale: si trattava di 23 casali o villaggi ricadenti nel territorio compreso tra il promontorio di Zambrone e Capo Vaticano a vocazione interamente agricola, nel quale il patriziato tropeano aveva la maggior parte delle sue proprietà e dal quale, attraverso la commercializzazione dei prodotti, traeva le sue fortune. La Città e i casali costituirono un’unica Universitas fino ai mutamenti avvenuti durante il decennio francese (1806-1815). Il governo era esercitato dai due ceti parlamentari dei Nobili e degli Onorati del popolo. I primi erano riuniti, almeno dal 1266 (prima attestazione), in Sedile o Seggio, simile a quelli presenti in Napoli, chiamato Sedile Magnum, nome che si suppone derivi dalla Campana Grande i cui rintocchi ne annunciavano le riunioni. Queste si tenevano sempre in luoghi differenti come il Convento di San Francesco (oggi San Demetrio) o la chiesa di Santa Maria della Raccomandata, ora non più esistente, che si trovava vicino la Cattedrale. La classe degli Onorati era costituita dai membri di quella che si potrebbe definire “borghesia” della quale facevano parte dottori e mercanti. Da documentazione notarile è noto con certezza che nel Cinquecento i due ceti si riunivano in seduta comune nel General Parlamento anche per eleggere gli amministratori del Governo ordinario: due Sindaci e altri pubblici ufficiali. Per molti anni però prevalse il dominio della nobiltà per cui le cariche non venivano assegnate in modo equo, situazione questa che generava continui scontri e disordini, inceppando la macchina politica. A ciò si aggiungeva l’arrivo a Tropea di nuove famiglie patrizie cui veniva dato immediato accesso al governo della Città. Per risolvere la questione si rese necessaria nel 1567 la promulgazione di Capitolazioni cittadine attraverso cui si sancì la divisione netta tra i due ceti, al fine di garantire un’equilibrata attribuzione delle cariche, nonché la loro chiusura all’ingresso di nuove famiglie. Tuttavia nel breve tempo le nuove norme si dimostrarono inefficaci, tanto che nel 1703 si decise per la costruzione di due Seggi separati, quello dei Nobili detto di Portercole e quello degli Onorati del popolo detto Africano, il quale però non fu mai realizzato. Entrambe le denominazioni si riferiscono alle leggende sulla fondazione di Tropea.

Il Sedile di Portercole

L’edificio venne costruito nel cuore della Città presso la casa della Regia Bagliva, sede del tribunale civile, e nel piano delle fontane ad essa attaccate. La facciata su piazza Ercole presenta al pian terreno un imponente rivestimento in granito nel quale si aprono tre nicchie con conchiglie che un tempo ospitavano altrettante sculture. Al livello superiore è una sala di rappresentanza coperta da volta in cannucciato affrescata; da qui ci si immette in un altro ambiente, che originariamente era il loggiato, sulle cui pareti campeggiano le insegne delle famiglie nobiliari. Queste ultime sono state ridipinte alla fine del secolo scorso dopo essere state cancellate per due volte ad opera dei francesi nel 1800 e nel 1806, anno in cui vennero definitivamente aboliti i privilegi del Sedile. Da quel momento in poi, con l’istituzione del Decurionato, l’edificio ospitò il Municipio fino al 1867. In seguito fu abbandonato fino al 1892, anno in cui divenne sede di un circolo culturale e durante il quale venne aggiunta sulla sua sommità la torre campanaria con l’orologio. Appena sotto di esso è ancora incastonato lo stemma in marmo che, retto da un leone da una parte e da un’idra dall’altra, reca al centro l’effige di un leone con clava, a memoria del mito di Ercole. Come cimiero una corona sovrastata da una fenice ed il motto Renovant incendia nidos, a ricordare la capacità di Tropea di conservare la sua autonomia e libertà sotto qualsiasi regnante.