“Tropea, luogo unico d’incontro di storia architettura e bellezze naturali simile al quale non ho mai trovato nelle mie lunghe e non poco estese peregrinazioni”
Luigi Giffone
L’inizio di una grande avventura
Luigi Giffone nasce a Polistena il 30 novembre 1926 dai marchesi Orazio Giffone, tropeano, ed Elisabetta Lombardi. I due si conoscono a Polistena, paese natale della madre, e dopo il matrimonio vi si trasferiscono andando a vivere a casa dei genitori di lei, una villa dall’immenso giardino con acacie e salici piangenti e una serra interna ricca di palme con accanto lo studio dello zio ingegnere Giuseppe, eccellente disegnatore, prima fonte d’ispirazione per il piccolo Luigi. Nel 1944 si iscrive alla facoltà di Ingegneria a Messina, per poi spostarsi a Roma l’anno seguente; non è però soddisfatto da quel tipo di studi così rigidi e schematici, perciò sceglie di frequentare Architettura. Nel 1954, ancora studente, si reca in vacanza a Capri dove conosce l’americano Leighton Wilkie, che fabbricava e commercializzava macchine utensili. La settimana dopo si rincontrano a Roma e in quell’occasione Luigi mostra i suoi magnifici disegni all’industriale che ne rimane talmente colpito da commissionargli il progetto per la sua casa-museo in cui conservare tutti gli antichi strumenti da lavoro della sua collezione, ingaggiandolo inoltre per illustrare un testo di antropologia. Giffone invia gli elaborati e riceve come risposta un biglietto aereo per Chicago, dove rimane per tre anni. Il libro viene pubblicato, ma senza le sue illustrazioni, che nel 1968 faranno da modello per le scenografie del film di Kubrick “2001-Odissea nello spazio”. Si laurea in Ingegneria Architettonica al Chicago Technical College nel 1957, perfezionandosi in seguito presso l’Illinois Institute of Technology, dove segue le lezioni di Mies van der Rohe. In quello stesso periodo è allievo di Frank Lloyd Wright, la cui architettura organica seppe coniugare al razionalismo di Mies e al folklore del messicano Luis Barràgan, dando vita al suo personalissimo stile.
Una carriera internazionale
Dal 1961 al ’67 il lavoro lo riporta a Roma, dove si occupa per lo più di design con l’arch. Mario Marenco e dove incontra la statunitense Dorothy con la quale ha una lunga relazione culminata nel matrimonio nel 1969, due anni dopo il loro ritorno in America. In questi anni svolge la sua attività tra Chicago e New York presso vari studi associati sviluppando progetti per marchi come Coca Cola, Chemical Bank, American Motors e Chevron. Approda nel 1970 alla JFN che lo invia a Bruxelles per aprire la sua sede europea e per occuparsi delle distribuzioni interne degli edifici IBM di Amsterdam e di Milano. Dopo pochi mesi dall’arrivo in Belgio il matrimonio, già in crisi, naufraga definitivamente e nel giro di due anni la JFN fallisce. A questo punto Luigi decide di trasferirsi a Londra dove fonda con altri colleghi la società DEGW, cui viene affidato il progetto di una fabbrica di mobili in Iran. Giffone si reca perciò a Teheran rimanendovi dal 1976 al ’78, anno dello scoppio della rivoluzione che destituisce lo Scià, motivo per il quale l’architetto è costretto a fuggire. L’esperienza persiana gli regala però la cosa più bella della sua vita, Jenny, con la quale trascorrerà 28 meravigliosi anni. Intanto la DEGW si espande aprendo uffici a Milano e a Città del Messico e portando a compimento moltissimi progetti per American Express, IBM Kuwait, Unipart. Uno dei lavori più importanti è quello per Stockley Park del 1986, parco di uffici e sedi di multinazionali vicino l’aeroporto di Heathrow. È l’ultimo impegno all’interno dello studio, i soci si erano infatti imposti l’età di 60 anni per andare in pensione, così nel 1986 Luigi lascia il suo ruolo rimanendo come consulente esterno, occupandosi tra l’altro del Centro Ricerche Olivetti di Bitritto (BA) del 1992, continuando comunque ad esercitare la sua professione tra Londra e Atene, dove ha al suo attivo una serie di stupende ville private.
“Tra tutti gli splendidi mari che ho visto ai Caraibi, in Indocina, nelle Filippine e nel Pacifico, non ce n’era mai uno bello come quello di Tropea, con la sua sabbia che sembrava farina bianca…per me era il Paradiso: Tropea mi è rimasta nel sangue tutta la vita ed io ho sempre sognato di tornarci”
Quelle acque cristalline
Il suo primo ricordo di Tropea risale a quando aveva soltanto tre anni. La famiglia si trasferiva da Polistena nella casa alla Marina tutte le estati, trascorrendo momenti di spensieratezza tra parenti e amici, uno dei quali, il medico Coccia, accende nel piccolo Luigi la passione per il mare gettandolo di colpo in acqua mentre il papà, profondamente segnato dalla perdita in tenera età del primogenito, si rifiutava di farlo immergere. Le emozioni scaturite dall’impatto improvviso con quel verde smeraldo lasciano una traccia indelebile nell’animo dell’architetto e si trasformano quasi immediatamente nell’interesse per le imbarcazioni, così intenso da portarlo addirittura a viverci. La sua prima barca, Cabaret, diventa, infatti, la sua dimora galleggiante a Londra: con questa e con il ketch Arion Bleu costruito nel 1980, solcherà ed esplorerà il Mare del Nord, l’Atlantico, nonché la distesa vitrea che lambisce le coste tropeane. L’estremo amore che Luigi nutre nei confronti di Tropea è totale, per la natura stupefacente che la contorna e la definisce, ma anche per le persone, per i luoghi, per il suo cuore pulsante, quel centro storico che si erge fiero sulla rupe a picco e per il quale auspica un recupero delle forme nel rispetto della storicità degli edifici senza tralasciare la possibilità di una moderna rifunzionalizzazione. Idea che si concretizza nel restauro dell’antico Convento della Pietà prospiciente lo scoglio dell’Isola e che diverrà la residenza nella quale lui e Jenny trascorreranno sei mesi l’anno, alternando la loro permanenza in Italia con la vita londinese. Tropea inoltre è tanto più importante per Luigi dal punto di vista personale perché nel 1996 fa da cornice al loro matrimonio. Nel 2008, anno in cui la moglie scompare, l’architetto si trasferisce nella città tirrenica in modo definitivo, senza smettere mai di produrre e di viaggiare in giro per il mondo.