La più grande spiaggia del litorale tropeano sulla quale spicca un suggestivo conglomerato di case e appartamenti addossati in simbiosi architettonica con la roccia
La spiaggia del Mare Grande, in dialetto locale “Mari Randi”, si estende dallo Scoglio di Santa Maria dell’Isola fino all’arenile sottostante il Convento della Sanità. Il nome deriverebbe proprio dalle sue ampie dimensioni, un tempo maggiori rispetto ad oggi. Qui la sabbia incomincia a diventare granulosa rispetto a quella sottile delle spiagge precedenti. Prima della costruzione dei lidi balneari a ridosso dell’attuale lungomare, questa vasta area era costeggiata da grandi estensioni di campi di cipolla rossa e da rigogliosi giardini aromatici.
Nel piazzale che precede il Mare Grande, sottostante il Santuario, ancora oggi si incontrano i pescatori della marineria tropeana intenti a sistemare le reti e le nasse oppure a giocare a carte. L’etnografo Giuseppe Chiapparo li descrive come uomini liberi, laboriosi, forti e coraggiosi, che camminavano quasi sempre scalzi. Vi indicava anche una differenza tra i pescatori del Mare Grande e quelli del Mare Piccolo: i primi si chiamavano “minaitoti” e pescavano soprattutto pesce azzurro, i secondi “palanghiastrari”, e pescavano, a molte miglia dalla costa.
Proprio ad un gruppo di pescatori viene attribuita la fondazione del Corallone, nome dato dai tropeani a questo disomogeneo conglomerato architettonico addossato alla roccia a strapiombo sul Mare Grande. Stando alla tradizione, verso la fine del ‘700, alcuni pescatori a largo di Capo Vaticano recuperarono un grande ramo di corallo rosso che si era staccato dai fondali. Una volta venduto l’insolito pescato a dei mercanti di Torre del Greco, epicentro mondiale della lavorazione del corallo, ciascun pescatore col ricavato in denaro volle costruire un’abitazione confortevole per sé e per la propria famiglia ai piedi della roccia fuori la Porta Vaticana.
In seguito i figli, i nipoti, i pronipoti continuarono a costruire e ad ampliare quel sistema irregolare e misto a diverse tecniche edilizie fino a formare quell’insieme disarmonico che oggigiorno si presenta in perfetto contrasto con le eleganti simmetrie dei palazzi patrizi del centro storico di Tropea.