Ricetta molto popolare di un pesce unico nel suo genere un tipico dolce derivante dalla tradizione partenopea e i legumi conditi per la festa del patrono dei lavoratori
Il cicerello (Gymnammodytes cicerelus) è un pesce molto diffuso nella zona di Tropea, unico della sua specie nel Mar Mediterraneo. Questa tipologia ittica ha la particolarità di sparire da un’area per poi ricomparire dopo qualche anno. Un tempo la pesca del cicerello, in dialetto tropeano cicinnea veniva sempre vista come di buon auspicio ed apprezzata nella cucina locale. Una ricetta molto popolare è la pitta i cicinnea, la sua preparazione consiste nel mescolare la mollica sbriciolata di pane raffermo con la cicinnea, il tutto viene insaporito con aglio, prezzemolo e peperoncino tritati, una manciata di parmigiano grattugiato, origano, un filo d’olio evo, una spruzzata d’aceto, sale e pepe nero. La pitta viene cotta come una frittata, in padella, a fuoco lento, con un filo d’olio, fino a far formare una crosticina dorata e croccante da ambedue le parti.
Ogni anno per la festa di San Giuseppe (19 marzo) anche a Tropea vi è la tradizione dolciaria legata agli sciù. La ricetta classica di derivazione napoletana consiste nel versare d’un sol colpo, in 250 ml d’acqua bollente, con l’aggiunta di 100 gr di burro e un pizzico di sale e di zucchero, 150 gr di farina. Si rigira e si amalgama l’impasto, fuori dal fuoco, finché non si stacca dalle pareti, quando è raffreddato si aggiungono 4 uova intere, una alla volta, mescolando energicamente. Il composto, con l’ausilio di una tasca da pasticcere, si depone, a formare dei bastoncelli con un doppio giro, su una teglia imburrata e si cuoce in forno a 180 gradi per 20 minuti. Per la crema si mescolano 4 tuorli con 120 gr di zucchero, 40 gr di farina e 40 gr di amido, la buccia di un limone e 1 lt di latte. Sul fuoco si fa addensare la crema, di poi si divide in due scodelle ed in una si aggiunge abbondante cacao amaro. Tra le pasticcerie storiche di Tropea erano famosissimi gli sciù di Filardi, farciti con la crema, metà bianca e metà nera e cosparsi di zucchero a velo.
Sempre in occasione della festa di San Giuseppe vi era in passato, l’usanza da parte delle famiglie patrizie della città tirrenica di offrire ai cittadini meno abbienti scodelle di ceci, semplicemente lessi con aglio e peperoncino, conditi con olio evo. Ciò avveniva nel Largo Mercato davanti la piccola chiesa di San Giuseppe, sede della Confraternita dei Falegnami, con delle lunghe tavolate imbandite all’aperto in segno di carità e convivialità.