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Premiata nel 2021 con il titolo di Città del Folklore dalla Federazione Italiana Tradizioni Popolari (FITP)

Tropea esprime una profonda affezione nei confronti del proprio passato, nella costante valorizzazione della cultura, della storia e dell’intero patrimonio demo-etno-antropologico.

L’attività demologica di Giuseppe Chiapparo

Contributo fondamentale al recupero della memoria e delle usanze tropeane è stato certamente dato, nella prima metà dello scorso secolo, dall’opera di ricerca di Giuseppe Chiapparo (Tropea 1894 – Napoli 1963). Fortemente legato alla sua terra natia, che abbandona a quattordici anni per entrare in un collegio del capoluogo campano, lo studioso vi torna durante il periodo estivo e, affascinato soprattutto dalle pratiche marinaresche, comincia il suo lavoro certosino di raccolta delle testimonianze relative agli usi e ai costumi della Tropea popolare, non solo dei pescatori, le cui notizie, tramandate solo oralmente, avrebbero potuto perdersi non fosse stato per il suo impegno e la sua volontà di cristallizzarle e tramandarle alle nuove generazioni. Ed è così che, attraverso numerosi saggi e articoli, ci consegna uno spaccato della Città fatto di racconti, leggende, mestieri di un tempo, canti, feste sacre.

L’importanza del folclore

Portatori di questo antico sapere sono certamente i gruppi folcloristici tropeani, iscritti alla FITP, che tramite brani in dialetto e la danza tipica meridionale, la tarantella, al ritmo di chitarra, fisarmonica e tamburelli, riprendono e diffondono abitudini, riti, credenze, superstizioni. I costumi indossati dai loro componenti sono quelli tipici settecenteschi: per gli uomini pantaloni al ginocchio e gilet in velluto nero, camicia bianca, fusciacca e foulard; le donne indossano un’ampia gonna a pieghe (gunneja) e un giubbino (iippuni), entrambi in seta damascata, un grembiule di tulle ricamato (faddali), e sulle spalle un fazzoletto in seta con frange (maccaturi). I capelli sono intrecciati con un nastro, legati sulla nuca e fermati con uno spadino d’oro o d’argento (spatinu), una specie di spillone con due pomoli, fissato dallo sposo come simbolo del vincolo coniugale. L’abito, impreziosito da collane, anelli e sfarzosi orecchini in oro e perle, era quello portato nei giorni di festa dalle cosiddette chiazzarole, mogli e figlie degli appartenenti alla chiazza (piazza), vale a dire i commercianti, che ivi smerciavano i prodotti dell’agricoltura, della pesca e dell’artigianato locale, come tessuti e filati.

Le “Chiazzarole di Tropea”

Dalle donne della piazza prende il nome il primo gruppo folk della città, le “Chiazzarole di Tropea”, nato in modo quasi fortuito, nell’agosto del 1970 da un’idea delle signore Marcella e Maria Cristina Romano e Franca Mazzara, allora presidente della Pro Loco, che intendevano dilettare gli ospiti di un importante convegno medico con uno spettacolo folcloristico. Prende il via così una lunga e fortunata avventura che dura tuttora: generazioni di ragazzi si sono susseguite negli anni, accomunate dall’interesse per le proprie radici e la propria cultura, che hanno contribuito a divulgare portando l’allegria delle loro esibizioni in giro per l’Europa. Tanti i premi ricevuti, tra cui il premio europeo Leader del Folklore (1974) e il Premio Nazionale Unicef (1989, 1990). Ancora oggi la signora Marcella si occupa delle coreografie, che risultano essere una rivisitazione di rituali relativi alla pesca o al corteggiamento, o alla rievocazione di miti e leggende, come il ballo dei Giganti e del Camejuzzu i focu, e il cui fascino incanta da sempre le migliaia di turisti che affollano la Perla del Tirreno.

Il Gruppo Folk Città di Tropea

L’“Associazione Culturale Gruppo Folk Città di Tropea”, presieduta da Andrea Addolorato, Consigliere Nazionale della FITP, viene fondata nel 2002 da un gruppo di giovani con la passione per lo studio e la trasmissione di questo patrimonio di conoscenze, frutto anche della loro esperienza in numerose manifestazioni folcloristiche. Moltissime sono state le partecipazioni ad eventi nazionali ed internazionali (su tutti il Columbus Day 2017) nell’arco di vent’anni di attività, durante i quali il programma offerto si è arricchito di performances sempre più accurate atte a rappresentare, attraverso la danza, la quotidianità dell’antica società tropeana con i suoi riti religiosi, il duro lavoro nei campi, ma anche la semplicità dei giochi di una volta o la singolarità del rito matrimoniale. Il desiderio di coinvolgere i più giovani ed infondere in loro l’amore per le tradizioni ha portato alla realizzazione di una serie di progetti nelle scuole primarie e alla costituzione, nel 2013, del gruppo dei “Piccoli”, vincitori del primo premio per tre anni consecutivi, a partire dal 2017, della Rassegna del documentario etnografico in seno al festival nazionale itinerante Il Fanciullo e il Folklore, del quale Tropea ha ospitato l’edizione 2014, con l’organizzazione a livello locale curata proprio dall’associazione.

Culture a confronto – Storie di popoli

Nel 2013 parte il progetto di Culture a Confronto, associazione guidata dallo stesso Addolorato, che ha dato vita al Festival Internazionale della Cultura Popolare, un appuntamento che si ripete ormai da dieci anni e che vede protagonisti gruppi provenienti dalle varie parti del mondo in un dialogo tra realtà diverse, ognuna con le proprie specificità. Le iniziative promosse, in collaborazione con il Gruppo Folk Città di Tropea, sono molteplici e hanno come fine ultimo quello di creare un’offerta turistica che vada oltre lo stereotipo della città vista esclusivamente come località balneare, caratterizzandola come luogo capace di accogliere ed incuriosire il visitatore tutto l’anno attraverso un viaggio nella sua cultura intrisa di storia, sentimento religioso, arte, tradizione artigianale e gastronomica.