Da antico eremo di monaci orientali a rinomato santuario benedettino – Simbolo religioso e turistico di Tropea nel mondo
Il Santuario di Santa Maria dell’Isola sorge su uno scoglio alto 33 m. s.l.m, davanti l’imperiosa rupe di Tropea e incastonato tra le azzurre trasparenze del Tirreno. Il nome richiama l’originaria morfologia dello scoglio, un isolotto distaccato dal centro abitato che nel VII secolo fu scelto da gruppi di monaci orientali per fondarvi una comunità eremitica, dedicata a San Menna o Minas. Le prime fonti sono attestate nell’XI secolo, quando i Normanni, i nuovi dominatori del Sud Italia, donarono l’antico eremo all’abbazia benedettina di Montecassino, per volontà della principessa longobarda e sposa del Duca Roberto il Guiscardo, Sichelgaita. Sulla grande porta d’ingresso adornata in lamine bronzee dell’abbazia di Montecassino, vengono enumerate le proprietà, tra queste vi è presente la dicitura: Sancta Maria de Tropea cum omnibus pertinentiis suis.
Sotto i benedettini la chiesa venne nominata Santa Maria del Presepe, forse per la presenza di statue della Sacra Famiglia poste dietro un recinto (in latino praesaepe). La pia tradizione tramanda una leggenda sull’arrivo dall’oriente bizantino di una statua lignea di una Madonna dai poteri miracolosi. La statua fu posta in una nicchia scavata nella roccia, ma a causa dello spazio esiguo si decise di accorciare la sacra scultura segandone i piedi. Per l’empia azione, sempre secondo la leggenda, l’incauto falegname restò paralizzato negli arti.
Nel XIV secolo fu riadattata in stile gotico con volte a crociera. L’interno prese la forma a tre navate con altare centrale e due laterali, mentre l’esterno sviluppò un ingresso ad arco, una cupoletta arabeggiante e il campanile sulla sinistra. Un tempo si accedeva con una rampa ad archi che collegava “l’Isola” ad un lembo di terra. Essa fu demolita nel 1810 e fu realizzata la scalinata. Prima del cancello, troviamo l’ingresso dell’antica chiesa rupestre di San Leonardo con un’edicola votiva e l’iscrizione mutila tratta dai Salmi: “Adorabimus in loco ubi steterunt pedes eius”, Adoreremo Dio in questo luogo dove ha messo il piede. Dopo il sisma del 1905, la chiesa mutò il suo aspetto col campanile posto al centro e con l’aggiunta dei pinnacoli piramidali terminanti a sfera sul terrazzo. Oggi è meta prediletta dei viaggiatori di tutto il mondo, che vengono avvolti dalla sacralità dell’edificio e dalle suggestioni estatiche che suscita il giardino aromatico, il piccolo Eden di Tropea.