La fortuna di Tropea è costituita sin dall’antichità dalla felice posizione geografica.
Approdo naturale
Arroccata su un terrazzo di arenaria a picco sul mare, già dal VI sec. e fino alla fine dell’Ottocento era difesa da possenti mura nelle quali si aprivano due ingressi: la Porta Vaticana, collegamento con l’entroterra, e la Porta di Mare, accesso alla rada che si apriva ad oriente nella cosiddetta zona della Marina. Un porto naturale, questo, già attivo nell’Età del Bronzo Medio (XVI sec. a.C.), cui risalgono i primi contatti dei gruppi insediativi presenti sul pianoro con i naviganti micenei, testimoniati dai reperti archeologici ritrovati nel comprensorio. La conformazione dell’ampia baia, con la vicinanza dei due scogli di San Leonardo e dell’Isola, a quel tempo circondati dal mare, costituiva una condizione particolarmente favorevole per le navi, che trovavano tra la rupe e gli isolotti un riparo sicuro. L’importanza dello scalo si conferma nell’Età del Ferro, durante la quale mercanti fenicio-ciprioti facevano tappa a Tropea per poi risalire la penisola fino a raggiungere la Spagna; e più tardi nel V sec. d.C. quando appare come luogo di consumo e transito di merci in arrivo dal Mediterraneo centrale.
Un’importante via di comunicazione
Il ruolo strategico dell’approdo, uno dei punti di sosta nel viaggio da Napoli a Messina, si rafforzò, tanto che nel 1337 i funzionari locali chiesero al sovrano Roberto d’Angiò la costruzione di un nuovo porto, che però non fu realizzato, cosa che non impedì alla città di inserirsi pienamente nei circuiti mercantili di tutto il Mediterraneo per lo smercio dei prodotti locali che il fertilissimo territorio offriva (vino, olio, grano, seta). La navigazione favorì inoltre il costante aggiornamento della città circa le mode e i fermenti culturali provenienti dalla Capitale nonché l’arrivo di un gran numero di opere d’arte commissionate presso le più rinomate botteghe siciliane e campane. Tale situazione si protrarrà, fatta salva la crisi secentesca, fino all’800, con l’esportazione di feldspato, arene quarzose e cipolla rossa. Una lunga e fiorente tradizione marinaresca, dunque, quella di Tropea, che ebbe altresì, alla foce del torrente Lumia, nei pressi del San Leonardo, anche un arsenale a tre archi dove, tra le altre imbarcazioni, vennero costruite le tre galee guidate dal Col. Gaspare Toraldo durante la Battaglia di Lepanto del 1571.
L’esigenza di un vero porto
La questione venne presa in seria considerazione da Ferdinando II di Borbone, che nel 1834 fece redigere un progetto dall’Ing. Federico Bausan: questi collocava il braccio del molo a partire dallo scoglio dell’Isola ad abbracciare il tratto di mare compreso tra questo e il San Leonardo. L’iniziativa però non ebbe seguito. Nel 1872, intanto, una grave alluvione causò il cedimento della sponda destra del torrente La Grazia sotto il paesino di Zaccanopoli, posto sulle colline, ed il materiale che ne aveva invaso il letto rovinò a valle colmando parte della rada e provocando l’interramento del lido tra la rupe e gli scogli. Nel 1908 finalmente vi era un progetto concreto per il porto, ultimato, dopo lavori interminabili, nel 1930 con la costruzione della banchina che dal San Leonardo si sviluppava a nord-est. Ancora in questi anni la marineria contava un gran numero d’imbarcazioni attive nella pesca e nel commercio, ma a metà degli anni ’50 quest’ultimo venne meno per la crisi innescata dallo svilupparsi delle linee stradali e ferroviarie.
L’impianto odierno
A partire dalla seconda metà dello scorso secolo Tropea vive una stagione di profondi mutamenti, diventando un centro a vocazione prettamente turistica: è nel 1957 che si dota, infatti, del primo stabilimento balneare in muratura di tutta la Calabria, il San Leonardo. Ancora una volta, quindi, la città trae la sua ricchezza dal meraviglioso specchio d’acqua cristallino che ne lambisce la costa. Gradualmente, quel borgo antico si trasforma, cambia pelle, si risveglia come da un lungo sonno per tornare ad essere luogo di incontro e di confronto tra idee e culture differenti, provenienti da tutte le parti del mondo. Si rende perciò quanto mai necessaria la realizzazione di un’area portuale polifunzionale destinata non solo all’attracco delle barche da pesca, ma che funga da spazio d’accoglienza per i naviganti moderni. Nel 1984 s’iniziano i lavori di ammodernamento del vecchio sito con il definitivo prolungamento alle dimensioni attuali del braccio di molo esistente, già rimaneggiato in precedenza, e l’inserimento di una banchina trasversale ad esso. È questo un organismo in continua evoluzione che conta 600 posti barca e che tende ad offrire ai diportisti servizi sempre maggiori e di alta qualità per soddisfare tutte le esigenze, tra i quali un cantiere navale altamente professionale per qualsiasi intervento di manutenzione ordinaria e straordinaria. Da qui partono le navi per le Isole Eolie, nonché natanti di ogni tipo per le escursioni lungo la costa, sempre sotto l’occhio vigile della Guardia Costiera, i cui uffici sono allocati all’interno del porto stesso.