Il filosofo Pasquale Galluppi è indiscutibilmente il più illustre cittadino che Tropea possa vantare.
Il periodo storico in cui opera, la prima metà dell’Ottocento, è caratterizzato dall’eco di quegli ideali di libertà che dalla Rivoluzione Francese in poi si sono espansi in tutta Europa e soprattutto in Italia. Il pensiero liberale del nostro, nonostante non abbia una diretta implicazione politica, fornirà un notevole contributo alla formazione dell’identità italiana.
Galluppi nacque il 2 aprile 1770 a Palazzo d’Aquino, nel cuore del centro storico di Tropea, evento ricordato da una lapide marmorea posta sul portale d’ingresso all’abitazione. Era il primogenito del barone Vincenzo e della nobildonna Lucrezia, entrambi appartenenti alla medesima famiglia, una delle più antiche e nobili della città, dove se ne attesta la presenza già dal 1270. Nel XIV secolo da Tropea un ramo della casata si era stabilito in Francia, mentre un altro a Messina alla fine del ‘500.
Gli anni della formazione
Alla discendenza siciliana apparteneva il padre, nativo di Santa Lucia del Mela, per questo motivo da giovinetto il filosofo s’istruì pure presso il Seminario Vescovile della cittadina peloritana, venendo a contatto con il Vescovo giansenista Carlo Santacolomba ed un ambiente che risentiva anche delle influenze culturali della vicina Messina. A Tropea le lezioni di filosofia e matematica, impartite da Giuseppe Antonio Ruffa e Ignazio Barone, furono fondamentali per la sua crescita intellettuale e morale: questi insigni maestri lo erudirono attraverso “La logica per gli giovanetti” dell’abate Antonio Genovesi ed “Elementi di geometria” di Euclide, e lo avvicinarono al pensiero di Leibniz, del quale lesse i “Saggi di Teodicea”. Compiuti diciotto anni il padre lo mandò a Napoli perché si laureasse in giurisprudenza, ma, giunto nella capitale, si dedicò ad altri interessi: studiò greco con Pasquale Baffi e teologia con Francesco Conforti, apprendendo la Bibbia e gli scritti dei Padri della Chiesa, tra i quali prediligeva Sant’Agostino.
Il ritorno a Tropea
Nel 1794 tornò nella sua città natale per sposare la baronessa cosentina Barbara d’Aquino, che lo rese padre di 14 figli, ma riuscì comunque a mantenersi costantemente aggiornato rispetto alle produzioni filosofiche italiane ed europee grazie ai suoi rapporti con Messina e ai marinai di Tropea e Parghelia che gli recapitavano testi da Napoli e Marsiglia, nonché attraverso le fornite biblioteche della città. Al 1795 risale la sua prima opera, l’opuscolo “Memoria Apologetica”, in cui difende la sua posizione, egli profondamente cattolico, circa le accuse di eresia mossegli, a torto, in seguito ad un discorso tenuto davanti ai soci dell’Accademia degli Affaticati, consesso tropeano di cui faceva parte. In questo scritto si comincia a delineare il suo pensiero etico e la metodologia della sua riflessione.
Nel 1799, durante la repubblica partenopea, si occupò di traduzioni dal francese di fogli di propaganda, per questo motivo fu incarcerato per qualche mese nel castello di Pizzo dalle truppe sanfediste di Fabrizio Ruffo. Fu il solo episodio di natura politica che lo vide coinvolto. Nel 1807, durante il decennio francese, trovò lavoro come controllore delle imposte dirette per provvedere al sostentamento della sua numerosa famiglia.
Le opere
Nulla, però, riuscì a distoglierlo dall‘interesse per lo studio: dopo Leibniz, Locke, Cartesio, Galluppi scoprì gli scritti dell’abate de Condillac, che costituirono una svolta nello sviluppo del suo pensiero, e quelli di Kant. Al 1807 risale l’opuscolo “Sull’analisi e la sintesi”, in cui confronta i due metodi conoscitivi delineando le basi per la sua filosofia dell’esperienza. I quasi trent’anni di studio e di riflessioni elaborate intorno alle idee dei suoi predecessori si concretizzarono, a partire dal 1819, in una feconda produzione: tra le sue più importanti pubblicazioni il “Saggio filosofico sulla critica della conoscenza” (6 voll., Napoli-Messina 1819-1832), “Elementi di filosofia” (3 voll., Messina 1820-1927), “Lettere filosofiche su le vicende della filosofia, relativamente a’ principii delle conoscenze umane da Cartesio insino a Kant inclusivamente” (Messina, 1827), considerata la prima grande opera di storia della filosofia moderna in Italia. Galluppi entrò in contatto con alcuni dei più noti pensatori dell’epoca, tra cui Antonio Rosmini e Vincenzo Gioberti, suoi corrispondenti, e Victor Cousin. Nel 1831 chiese ed ottenne la cattedra di Logica e Metafisica all’Università di Napoli, le cui lezioni furono di grande ispirazione per i suoi studenti, tra i quali figurano il patriota Luigi Settembrini e i filosofi Enrico Pessina e Paolo Emilio Tulelli. Dopo la “Filosofia della volontà” (4 voll., Napoli 1832-1840), pubblica nel 1842 quello che doveva essere il primo di dodici tomi della “Storia della filosofia”, l’opera però rimase incompiuta. Fu tale la sua fama dall’essere insignito nel 1841 dei titoli di Cavaliere del Real Ordine della Legion d’Onore dal re Luigi Filippo I di Francia, e di Cavaliere del Real Ordine di Francesco I da Ferdinando II re delle due Sicilie. Il 13 dicembre del 1846 il filosofo morì nella sua casa di Napoli, città nella quale le sue spoglie riposarono fino al 1980 quando, grazie al Rotary Club di Tropea, vennero traslate nella cappella di famiglia all’interno della Concattedrale tropeana.
Il legame indissolubile con la città di Tropea
Dinanzi l’Antico Sedile, al centro di piazza Ercole, si innalza il monumento in onore del filosofo, originariamente collocato nel largo che porta il suo nome, la cui incisione recita: “A Pasquale Galluppi che l’attività filosofica e lo studio della coscienza umana risvegliò in Italia, pose risorta con la vita del pensiero a vita di nazione la patria riconoscente, 1883”, che sintetizza chiaramente l’importanza delle sue riflessioni e dei suoi insegnamenti. Nel settembre del 1946 per volontà dell’allora sindaco Lydia Toraldo Serra, ha luogo un Congresso Filosofico Nazionale, per celebrare il centenario della sua morte. Dal 1980 l’associazione culturale Centro Studi Galluppiani organizza congressi e conferenze e si prodiga per diffondere il pensiero del filosofo tropeano, dando alle stampe alcuni dei suoi scritti con il fine ultimo di pubblicarne l’opera omnia.