Storia dell’antico sistema difensivo della città e dell’importante valenza
archeologica paleocristiana con il più importante patrimonio epigrafico della
regione
Il sito dove anticamente sorgeva il Castello di Tropea è oggi occupato da Palazzo Toraldo-Serra. Il Castello si estendeva all’ingresso della città, in corrispondenza dell’inizio del Corso Vittorio Emanuele III, su un ammasso roccioso alto quindici metri d’altezza sulla strada che, ancora oggi, conduce alla zona della Marina. La possente fortificazione a pianta trapezoidale, con quattro torri angolari, due giardini con un’antichissima chiesa addossata alle mura dedicata a Santa Maria del Bosco, possedeva anche una Torre Mastra e una torre centrale alta circa 30 m., detta “Torre Lunga”, essa faceva parte di un compatto sistema difensivo costiero voluto da Don Pietro di Toledo, viceré di Napoli sotto Carlo V, per far fronte alle incursioni turchesche che imperversavano in queste aree. Dalla cima della “Torre Lunga” si poteva ammirare il passaggio delle navi e delle imbarcazioni dal golfo si Sant’Eufemia e golfo di Gioia Tauro.
Nei secoli questo sistema difensivo rese Tropea inespugnabile, fu più volte adibito a carcere e sede del governatore regio. La più antica fase della Cinta Muraria, che si articolava fino alla Porta di Mare ad oriente e alla Porta Vaticana ad occidente, risale ai tempi della guerra Greco-Gotica (535 d.C.), opera del generale bizantino Belisario che volle rendere Tropea una roccaforte inespugnabile. Le uniche testimonianze rimaste oggi costeggiano la strada che porta alla Marina, dal giardino prospicente Palazzo Toraldo-Serra fino alla Cattedrale.
Dopo il terremoto del 1783, fu ricavata una terza porta, Porta Nuova, corrispondente all’attuale inizio del Corso. Durante le fasi della demolizione del Castello, avvenuta tra il 1825 e il 1876, furono rinvenute diverse decine di epigrafi funerarie paleocristiane (V sec. d.C.) con nomi di religiosi come Monses Presbiter (il prete Mosé) e Leta Presbitera (una donna prete!) e di Hirene Conductrix Massae Trapeianae, la prima attestazione del nome Tropea. Insieme alle epigrafi trovate nello scavo archeologico avvenuto in Largo Duomo nel 1980, oggi visitabili presso il Museo Diocesano, Tropea vanta il più grande e considerevole patrimonio epigrafico di età paleocristiana della Calabria.