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Abile diplomatico in Francia, autorevole inquisitore e nunzio apostolico in Piemonte, Scozia e Polonia, membro di spicco della commissione pontificia che realizzò il vigente Calendario Gregoriano

Vincenzo Lauro nacque a Tropea il 23 marzo 1523 da Antonio e da Raimonda Migliarese. La famiglia apparteneva a un ramo della casata dei Sanseverino con dei rami presenti a Catanzaro, Amantea e Castellammare di Stabia. Cresciuto alla corte del duca di Nocera, Ferdinando Carafa, fu allievo di Juan Padilia, rinomato maestro di latino, greco e retorica. Ben consapevole delle sue doti precoci, il duca Carafa lo inviò prima a Napoli e poi a Padova per studiare medicina, filosofia e teologia.

Conclusi gli studi divenne segretario del cardinale calabrese Pietro Paolo Parisi, alla cui corte a Roma ebbe modo di conoscere Ugo Boncompagni, il futuro papa Gregorio XIII, con cui strinse un’amicizia destinata a durare tutta la vita. Alla morte di Parisi (1545), il Lauro iniziò una lunga carriera diplomatica che lo portò al servizio del cardinale Nicolò Gaddi; dal 1552 e in seguito di François de Tournon, arcivescovo di Lione e grande inquisitore. A Parigi entrò nella cerchia del cardinale Ippolito d’Este, il quale gli affidò nel 1561, il delicato incarico di controllare la regina di Navarra Giovanna d’Albret, di religione protestante.

Rientrato in Italia nel gennaio 1566 fu designato vescovo di Mondovì, dove succedette a Michele Ghislieri, eletto papa con il nome di Pio V. Il soggiorno nella sua diocesi fu assai breve perché nell’estate dello stesso anno il pontefice lo inviò come nunzio apostolico in Scozia presso la cattolica Maria Stuart.

Nel 1568 fu inviato come nunzio apostolico presso Emanuele Filiberto di Savoia. Nel Ducato sabaudo contrastò la minoranza valdese con un’intensa attività di inquisitore e in osservanza alle decisioni del Concilio di Trento, si adoperò affinché i predicatori fossero adeguatamente preparati. In qualità di vescovo di Mondovì sollecitò l’utilizzo presso i parroci di un compendio del Catechismo romano in latino, italiano e francese.

Nel 1572 fu richiamato a Roma dal nuovo papa Gregorio XIII, per designargli la nunziatura apostolica in Polonia dove era in atto una lotta per la successione del regno fra diverse dinastie europee. Qui durante il breve regno di Enrico di Valois il Lauro svolse una incisiva attività inquisitoriale: approvò l’incendio del tempio riformato di Cracovia, favorì l’espulsione dei predicatori evangelici da Varsavia, si adoperò per il ritorno al cattolicesimo di alcuni ambasciatori svedesi. 

Dopo l’elezione a re di Polonia di Stefano Báthory, seguì un periodo di contrasto col nuovo sovrano. Solo nell’aprile del 1577 a Piotrków, durante il sinodo nazionale il Lauro si concentrò sulla riorganizzazione e sul rafforzamento della Chiesa cattolica polacca favorendo la creazione di nuovi collegi gesuiti.

Ritornato in Piemonte, ricoprì nuovamente il ruolo di nunzio apostolico presso i Savoia dal 1580 al 1583.

In questo periodo fu nominato da Gregorio XIII tra i membri della commissione pontificia volta ad elaborare e ad approvare (1582) il progetto di riforma del calendario giuliano (in vigore dal 44 a.C.), formulato dall’astronomo, medico e matematico Luigi Lilio di Cirò e presentato al pontefice dal fratello Antonio nel 1577. Questo prestigioso incarico legò indissolubilmente la figura del Lauro ad una tra le più importanti riforme dell’umanità, il suo prezioso contributo agevolò l’istituzione del nuovo Calendario Gregoriano, scandendo nuovi giorni, mesi e anni della storia moderna.

Nel dicembre 1583 il Lauro ricevette la nomina a cardinale, con il titolo di S. Maria in Via, poi di S. Clemente stabilendosi definitivamente a Roma. Negli ultimi anni della sua vita il Lauro fu amico e protettore di Torquato Tasso, ricoprì l’ufficio di prefetto della congregazione dei Riti e della congregazione dei Vescovi e regolari. Morì a Roma il 15 dicembre 1592, assistito da Camillo De Lellis e fu sepolto nella basilica di S. Clemente.