Il borgo antico diventa nuova casa per molti cittadini esteri che ogni anno vengono a viverci nei mesi estivi o che addirittura decidono di trasferirsi per sempre
“Questo paese mi rapisce: realizza tutto ciò che avevo immaginato a proposito dei luoghi e del cielo del Mezzogiorno.”
Questa è l’emozione narrata dallo scrittore francese Astolphe De Custine durante il suo Grand Tour nel 1812, in cui celebra l’incontro con Tropea. Dalle sue memorie tratte da Lettere dalla Calabria, il giovane aristocratico nel pieno dell’entusiasmo estatico aggiunge:
“Mi sono interrotto un attimo, solo il tempo di guardarmi attorno. Non oso continuare a scrivere. Come ci si può permettere di descrivere un tale paese? Ammirare e tacere: ecco cosa può fare un uomo davanti alle bellezze del creato.”
Per poi concludere con una prosa poetica:
“La città è bellissima. È edificata su una roccia che si avanza nel mare. A pochissima distanza, un’altra roccia, più piccola, forma un isolotto pittoresco…”
Un paese che rapisce quindi, una terra che accoglie, integra, rigenera e risplende ancora di più grazie alle energie esterne che l’hanno arricchita nella sua storia. A pensarci bene, il mitico fondatore di Tropea, il semidio Ercole, secondo la leggenda avrebbe scelto questa rupe disabitata, lambita da un mare cristallino per riposare dopo aver superato le dodici fatiche (il primo turista\vip in assoluto!). Prima di ripartire per la Grecia e ascendere all’Olimpo, volle omaggiare questa terra così accogliente e prospera fondando una città in onore della sua prima nutrice Era\Giunone. Il termine nutrice, colei che nutre, in greco antico si traduce in τροϕία (trophia), da τροϕή (trophé) «nutrimento».
Andando avanti nei secoli, in età tardo antica, la prima comunità cristiana stanziatasi nella rupe di Trapeia con ogni probabilità fu di origine nordafricana, esuli fuggiti dall’invasione dei Vandali in cui perse la vita Sant’Agostino di Ippona, Padre e Dottore della Chiesa. Nel millennio medievale, diverse famiglie esponenti dell’aristocrazia mercantile giunsero nella città regia di Tropea per risiedere e praticarvi la redditizia attività del commercio marittimo. Antichi casati provenienti dalla Germania, dalla Francia, dalla Spagna e anche dall’Albania si fusero con i precedenti nuclei patrizi di ceppo bizantino, longobardo e normanno.
La pia tradizione dell’arrivo via mare di un’icona miracolosa di una Vergine nera dall’Oriente, la Madonna di Romania, divenuta secoli dopo la nuova Patrona della città, racchiude in un sacro alone di storia e leggenda la vocazione ancestrale di Tropea dell’accoglienza.
La testimonianza di questo grande retaggio risplende nel suo centro storico, proteso sul mare, con un pregevole alternarsi di palazzi patrizi con sontuosi portali, chiese dal volto medievale, rinascimentale, barocco e neoclassico e conventi che mantengono vivido il ricordo del fervore religioso. I larghi pittoreschi e gli affacci panoramici scandiscono con ammaliante estasi il visitatore che per la prima volta si inoltra tra le vie palpitanti di storia, leggende e misteri. Gli echi dell’epopea magnogreca, romana e del primo cristianesimo, del dominio arabo, bizantino, normanno, svevo, angioino, aragonese, austriaco e borbonico si colgono nelle pregiate architetture, nei monumenti, nei beni archeologici e artistici esposti presso il Museo Diocesano e nella varietà delle feste e degli eventi culturali che offrono ai turisti occasioni irripetibili per sentirsi pienamente parte di una storia millenaria che fa di Tropea un centro emblematico nel cuore del Mediterraneo, una terra che ha trovato sempre linfa rigenerante dalla sua identità integrativa. La processione a mare delle statue della Sacra Famiglia ogni 15 agosto e la festa patronale il 9 settembre della Madonna di Romania rinnovano la sacralità della sua memoria religiosa.
Ecco perché, quando il viaggiatore giunge per la prima volta, si accorge con meraviglia come nel dialetto, nella gastronomia, nel folclore, nella religione, nella toponomastica, nelle architetture e nelle arti, si riverbera un frammento della sua identità, ci si rispecchia in una terra, in una dimensione non solo urbana ma anche dello spirito, si scopre quindi che a Tropea nessuno è straniero!