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Chronologica Collectanea dell’Abate Sergio

Francesco Sergio, sacerdote di Tropea che visse tra il 1642 e il 1720, ha lasciato, pronto per essere stampato, un manoscritto in lingua latina sulla storia della città di Tropea: la Chronologica Collectanea de civitate Tropea eiusque territorio. Nell’opera egli ha riportato tutto ciò che già antichi autori, compresi cronisti locali, avevano scritto, e le informazioni che egli stesso aveva potuto acquisire, oltre ad episodi ed eventi di cui era stato testimone diretto (le parole recordor e vidi, non a caso, sono molto ricorrenti). Lo scritto originale, di cui si è realizzata una stampa anastatica, e rintracciato grazie alla tenacia di don Pasquale Russo, è conservato presso la biblioteca dell’Ordine di Malta a Roma. 

Struttura dell’opera

La Chronologica è un testo datato 1720, dallo stile retorico ed enfatico, e dalla struttura complessa: diviso in tre libri a loro volta suddivisi in capitoli, comprende 206 fogli numerati, più molti altri non numerati, tra introduzione, indice, componimenti vari, sonetti composti da altri accademici amici del Sergio, e anche la vita dell’autore, che occupa ben 42 pagine della sezione introduttiva: è una vita che possiamo ragionevolmente considerare romanzata, ma che ci presenta comunque un Sergio che non consuma la propria esistenza esclusivamente nel centro tirrenico, ma viaggia molto, prima a Napoli per gli studi teologici, fino a Madrid in missione diplomatica. Questo è importante per comprendere la sua visione, che inserisce uno dei temi fondamentali dell’opera, la “decadenza” della Tropea a lui contemporanea, in un quadro non esclusivamente locale, ma europeo, legato alla crisi settecentesca del viceregno e della Spagna, culminata con la perdita dell’Italia, assegnata agli Asburgo.

Libro primo

In apertura si trova un interessante frontespizio, di mano del pittore tropeano Giuseppe Grimaldi, ricco di decorazioni con riferimenti mitologici sull’origine della città, tema affrontato nel primo libro, riprendendo più che altro tradizioni locali e leggende: al Sergio non interessa la verità storica, ma storia e mito si mescolano per celebrare la propria città, specie quella del recente passato, quel XVII secolo splendido e ricchissimo, durante il quale Tropea, «sposa del mare», forte dei privilegi fiscali, dei commerci del porto, della produzione di grano, vino e soprattutto seta, era uno dei centri più floridi del meridione. Si esalta poi la straordinaria bellezza del luogo, e la fedeltà della città, appartenente al Regio Demanio, nei confronti della Corona (lo stemma cittadino riporta il cartiglio con le parole: Sola Tropea sub fidelitate remansit). Un’epoca cui l’autore guarda con nostalgia, ma anche con la speranza che si possano creare le condizioni per un ritorno a quei fasti nel futuro prossimo. Un passato glorioso non solo sul piano economico, ma anche della difesa militare della cristianità: lo stesso porto da cui merci preziose salpavano per la Sicilia, la Toscana e Marsiglia, funse da centro di raccolta per i calabresi che parteciparono alla Battaglia di Lepanto del 1571: molti nobili tropeani partirono con le proprie galere, e Gaspare Toraldo fu uno degli ufficiali scelti da Marcantonio Colonna per respingere la minaccia turca. Il primo libro segue quindi con la descrizione del territorio, col dettaglio dei casali che dipendevano dalla dominante, dell’amministrazione, dei privilegi e delle concessioni reali, che l’avevano resa luogo privilegiato, in cui molti nobili si trasferivano da altre città.

Libro Secondo

I Nobili sono i protagonisti del secondo libro, che elenca tutte le famiglie patrizie, anche quelle all’epoca già estinte, e ogni pagina dedicata è corredata dal disegno del relativo stemma gentilizio; viene descritto anche il secondo ceto socio-economico, quello dei cosiddetti Honorati del popolo, i cittadini “illustri”, professionisti, notai, molti dei quali «viventi nobilmente» (Scrugli).

Libro Terzo

Il terzo libro è infine dedicato alla Chiesa: il Sergio, chierico locale, ricostruisce la storia della diocesi di Tropea e la cronotassi dei vescovi, e riserva particolare attenzione all’illustrazione degli antichi conventi e delle tante chiese, specie la Cattedrale, con la descrizione dei singoli altari, di cui si sottolineano anche le opere d’arte di maggior pregio: espressioni come «Magnifice elaboratus», riferito al sepolcro Cazetta, attribuito al Gagini, e «ab optimo artifice constructa» sulla stupefacente Madonna del Popolo del Montorsoli, collaboratore di Michelangelo, contribuiscono a ricostruire una figura di intellettuale poliedrico e interessato e competente in ogni campo. 

Uno scrittore barocco

Lo stile della scrittura dipende certamente dalla formazione dell’Abate, dai suoi studi, dalla sua erudizione, dal contesto storico barocco, per cui è fondamentale, specie nelle descrizioni delle bellezze del luogo e nel racconto di molti avvenimenti, la necessità di suscitare “stupor” nel lettore, tramite anche l’utilizzo di iperboli e frasi enfatiche, ma tutto al servizio dello scopo principale di tutta l’opera, l’esaltazione della propria città natale, che il Sergio dimostra di amare con un sentimento forte e sincero.