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Tradizioni antiche della bella stagione che tramandano ancora in tavola un affresco gastronomico della Tropea genuina e popolare

Quando il profumo dei peperoni arrostiti si mescolava a quello dei peperoni fritti era segno che l’estate era arrivata. Oggi come nel passato in questo periodo dell’anno, pur con modalità diverse, si ha una accelerazione dei ritmi della vita dei nostri vicoli e delle nostre case; allora i bambini giocavano per le stradine, gridando e cantando, sembrava che facessero il verso ai rondoni che numerosissimi sfrecciavano in aria sfiorando i balconi delle case.

In questi giorni lunghissimi la pelle diventava sempre più scura, il sole abbronzava generosamente nascondendo il pallore di molta gente, il cibo era poco nutriente anche se molto saporito.

A tarda sera gli abitanti dei bassi angusti e soffocanti cercavano ossigeno e refrigerio sedendo sugli usci insieme ai vicini parlando a lungo e scherzando, quel che era una necessità sembrava quasi che divenisse una festa. Due pile di mattoni poste a sostegno della padella o della griglia, l’odore di olio bollente e il profumo dei peperoni rendeva un effetto estatico dei sensi, era questo il tipico affresco della Tropea genuina e verace.

Peperoni Tropea

Oggigiorno quando diciamo “pipirei chini”, si chiamano così in dialetto, viene subito in mente qualcosa di particolarmente gustoso. A Tropea, durante tutto il periodo estivo campeggiano sulla tavola evocando le tradizioni antiche succitate. Il loro profumo, assieme a quello dei peperoni arrostiti, sfugge facilmente dalle finestre aperte e inonda i vicoli del borgo antico.

Il piatto è molto semplice e veloce da preparare. Per prima cosa bisogna svuotare con cura i peperoni, è preferibile usare quelli piccoli, tenendo da parte la calotta superiore. Dopo aver preparato il ripieno utilizzando la mollica sbriciolata di pane raffermo, insaporita con origano, capperi, acciughe diliscate, dissalate e ridotte a pezzetti, pecorino grattugiato e una spruzzata d’aceto si riempiono i peperoni e si richiudono con la calotta ben incastrata.

Una volta ritti in abbondante olio d’oliva vengono fatti sgocciolare su carta assorbente e serviti sia caldi che freddi.